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Appunti per un compito psicopedagogico nel tempo scolastico
di Antonio Boscato
Premessa
Tesi: perché per svolgere un discorso su scuola ed educazione integrale io decido di partire dal tema della paura? Devo dare ragione di ciò. La paura non è un fatto privato, come può essere una tonsillite, una influenza, ma è una delle condizioni comuni in cui vive la gente oggi, per cui è anche un fatto importante la sua conoscenza e, per quanto possibile, una sua gestione; è quindi un problema che tocca l’educazione.
Quello che genericamente viene indicato come disagio che si presenta in tante forme, ha un elemento unificante comune: il fatto che noi in ogni istante, fase della nostra vita siamo soggetti a tante forme di paura, esistenziali: del futuro, morte, malattie… paura di perdere l’amore oppure occasionali: angoscia di perdere il lavoro…, poi ci sono paure che provengono direttamente dal contesto in cui viviamo: paura della delinquenza, ad esempio, i cambiamenti che avvengono nel quartiere, molti atteggiamenti e comportamenti che ci sembrano pericolosi da parte della gente, il traffico in città (da qui nasce la grande (?) questione se lasciare i ragazzi fino a 14 anni andare a casa e muoversi per la città da soli)… Ma è un elenco che, per quanto lungo, non sarebbe mai completo.
Queste situazioni di ansia di stress, che ci permeano la vita, vengono poi amplificate dai giornali, alcuni dei quali veramente specializzati in questo campo, dai talk show e dalle discussioni del bar, quindi siamo anche contagiati da paure potenziali che non nascono da un pericolo imminente reale.
È vero la paura (come insieme di paure) era presente anche nel passato, anzi possiamo dire che le ragioni per avere paura, il senso di insicurezza potevano avere più fondamento che oggi. Forse, se ne aveva una percezione diversa: proprio perché la qualità della vita era scadente, il senso di precarietà accentuato, le attese minori, in fondo il problema era mettere pane e companatico in tavola alla sera, c’era meno tempo di preoccuparsi oltre. Potremmo supporre che fosse diffuso un senso di fatalismo nell’accettazione della realtà? Infine, di ciò che avveniva nel mondo si sapeva poco e la vita si rinchiudeva negli ambiti ristretti del proprio paese e nelle immediate vicinanze da dove potevano giungere notizie.
Oggi invece noi allarghiamo lo sguardo su tutto il pianeta, ci rendiamo conto dei grandi problemi che sta attraversando la nostra epoca e, di conseguenza, l’insicurezza, l’incertezza sono molto più forti che nel passato. Ci sono paure che oggi sono più avvertite: la paura dell’insuccesso, della precarietà, della perdita di un proprio ruolo, di esser emarginati, la consapevolezza che il progresso non è solo progressivo ma aumentano i rischi, tutto ciò ha certamente una influenza sul nostro “modo di essere”. Non sono quindi solo avvertite le minacce dirette fisiche che si presentavano soprattutto nel passato, ma anche quelle che investono oggi il proprio io profondo.
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