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Job.Scuola.Idee

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È risaputo che nei viaggi in paesi lontani anche la gastronomia e l’alimentazione diventano scoperte ed esperienze. Come già avevo colto nella mia ricerca, mangiare il Giappone non è caro, o, meglio, può essere costoso nella scelta di rinomati ristoranti alla moda. Mi è stato riferito che un pranzo con il piatto principale di carne di manzo di Kobe può arrivare anche a 250 euro (a proposito di questa carne, c’è una leggenda che i vitelli vengono allevati con la musica di Mozart, ma sicuramene senza stress, con alimenti di qualità e addirittura massaggi).  Naturalmente questa esperienza non l’abbiamo fatta, tuttavia, abbiamo mangiato sempre giapponese in ristoranti economici frequentati da impiegati in pausa a mezzogiorno e ragazzi e coppie alla sera con una spesa di circa 10-12 euro a persona. Il ristorante, di solito semplice con un servizio molto rapido e infallibile (i giapponesi sono giapponesi anche in questo, permettendo così una rapida rotazione dei clienti), si presta bene all’osservazione in particolare dei gruppi di giovani locali in “libera uscita” alla sera. Quel certo formalismo (distacco e silenzio anche nei luoghi affollati) che noti di giorno, lì sparisce del tutto e niente potrebbe distinguere essi dai nostri quanto ad allegria e cameratismo.

Una cosa mi ha particolarmente stupito: se nei supermercati i prezzi degli alimentari in genere non appaiono discostarsi troppo dai nostri, al contrario la frutta appare costosissima. Le pesche (peraltro molto belle) sono disposte ad una ad una abbellite da un cestino di carta al costo di circa 450 yen ciascuna (4 euro), e altrettanto per i meloni (2000 yen l’uno). Quando uno viene invitato a cena da noi porta qualcosa, magari una bottiglia di prosecco, per i Giapponesi ospiti a cena è usanza portare un (costosissimo) cestino di frutta, considerato un dono particolarmente apprezzato.

Nonostante tanti tentativi a differenza di mia moglie più brava di me in questo, non sono riuscito assolutamente a servirmi delle bacchette, ma devo dire che ovunque agli stranieri, se richiesto, vengono portati forchette e coltello. Ho apprezzato molto, inizialmente, la cucina giapponese, ma verso la fine i sapori mi sembravano un po’ ripetitivi, forse perché l’uso delle loro salse, in particolare quella di soia tende un po’ a standardizzare le varie scelte e non potrei dire di essere riuscito veramente ad apprezzare la cucina locale, per quanto avessi trovato precedenti giudizi entusiasti.

Visitando tanti templi, la mia attenzione è stata attratta anche dalla grande frequenza della gente che vi si reca per un gesto di devozione. In mente faccio il raffronto con le nostre chiese grandi o piccole che, a meno della presenza di celebrazioni, sono del tutto vuote, puoi trovare solo l'occasionale visita di qualche persona anziana. I templi giapponesi più celebri e importanti, quelli che i turisti visitano, sono affollatissimi e visitati ad ogni momento della giornata dalla popolazione, sia che si tratti di tempi buddisti o shintoisti, contraddistinti i primi dalla presenza di pagode, i secondi con i caratteristici portali d'ingresso, denominati “Torji”. È frequente che Torji e pagode siano presenti nello stesso luogo di culto a prova di un certo spirito sincretistico. I Giapponesi, mi è stato detto, tendono a includere, piuttosto che escludere. Ho visto una agenzia che proponeva matrimoni occidentali in chiese cristiane, matrimoni evidentemente non riservati ai pochi aderenti, per cui c'è il detto che gli abitanti qui nascono shintoisti, si sposano cristiani e muoiono buddisti. Non ci sono tuttavia celebrazioni "comunitarie". Si prega da soli e semmai ci si rivolge al sacerdote per una celebrazione privata, individuale o familiare, come, ho visto, la benedizione dell'auto nuova, o vengono commissionata a pagamento delle benedizioni per singoli o famiglie. I templi sono officiati spesso dalla stessa generazione, di padre in figlio.

Interessantissimo per comprendere meglio la religione (o le religioni?) praticate da quel popolo ho trovato le notizie del seguente sito: http://www.culturagiapponese.it/approfondimenti/6-religione-e-templi-shinto

La preghiera al tempio è contraddistinta da un preciso rituale: preceduta da un cerimoniale di purificazione (mani, braccia e collo poi esterno della bocca) presso una fontana di acqua corrente, è seguita da profondi inchini davanti alla statua del dio, offerta di qualche moneta e due battimani (forse a richiamare alla divinità l’offerta?).


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