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Gita di un giorno o viaggio (di 2-3… 7 giorni) di istruzione a scuola, con la scuola? Vexata quaestio!

Intanto se il “viaggio dell’ultimo anno delle superiori” sembra, di solito, acquisito, per il resto Il turismo scolastico ha sempre avuto una storia altalenante. 

Viene messa sotto accusa la sua valenza educativa quando qualche classe specialmente delle superiori si comporta sguaiatamente o fa danni in giro. A me è capitato di partecipare parecchi anni fa a un viaggio a Praga con l’ultima classe del liceo della mia città e di scoprire che, mentre al mattino io e gli insegnanti con una parte di alunni facevamo colazione, pronti a visitare la città, giungeva in albergo un bel gruppo di liceali nottambuli, del resto maggiorenni, pronti ad andare a letto dopo una notte passata in allegria in qualche discoteca.

E poi c’è il problema degli insegnanti. Pare che adesso a loro competi anche la responsabilità di controllare se le gomme dell’autobus sono usurate e se l’autista, quando pranza, beve solo acqua minerale o anche una birra. 

Ci sono degli insegnanti che danno importanza a un progetto educativo fuori della scuola, altri che per motivi familiari o talvolta anche per motivi ideologici, ritengono che non possono assolutamente prendersi l’impegno e la responsabilità di stare fuori più giorni da casa. E allora succede che in qualche classe si propongono viaggi impegnativi, in altre della stessa scuola con fatica si riesce a uscire per una giornata e ciò crea discussioni all'interno dei consigli di classe, mugugni fra gli studenti, e poi alla fine tutto arriva nel consiglio d’istituto dove si discute a lungo soprattutto su aspetti di disuguaglianza e discriminazione: “perché quella classe si e l’altra no? E allora in nome della giustizia solo gite di un giorno per tutti!”. (Questa almeno è stata la mia esperienza).

Con queste premesse, e molte altre, tanta voglia di andare in gita scolastica non ci sarebbe, comunque di fatto poi alla fine partendo magari nelle scuole elementari dalla breve gita di un giorno per visitare una mostra o una fattoria, successivamente alle medie e alle superiori alla fine qualcosa si riesce a combinare ma non in maniera equilibrata in tutte le classi.

Da parte mia ho sempre creduto al valore dell’uscita dalla scuola facilitando e e, per quanto possibile, ho incoraggiato i viaggi (distinguendo questi nettamente dalle gite di un giorno) anche impegnativi collegando mete, tipologia, durata a precise finalità didattiche. 

Ricordare oggi quei viaggi con gli alunni significa ripercorrere non soltanto un elenco di località visitate ma anche un rapporto educativo, svolto spesso con interventi e iniziative dirette, che hanno segnato la visione del ruolo che ho trasmesso nella professione. 

Posso chiedermi oggi se nel mio caso ci sia stato un eccessivo accentramento di tante funzioni? Forse, ma, come parte in causa, mi riesce difficile giudicarmi. Tuttavia questa sovraesposizione appartenente al passato forse è da preferire all'attuale figura di Dirigente-Manager il quale evidentemente, se si sente realizzato e gratificato (lo è?), non è più comparabile con la visione che aveva la generazione passata.

Si dice che il viaggio di istruzione sia fondamentale come esperienza di autonomia e, per i più piccoli, talvolta come prima esperienza di distacco dalla famiglia (per i più grandi, in terza media, invece, l’esperienza di alcuni giorni di viaggio può rappresentare l’inizio di qualche innamoramento), ma, a mio giudizio, ciò che dà valore all'esperienza è il progetto che regge il viaggio, il quale diventa quindi la conclusione di un percorso. 

Significa sapere e scegliere cosa far vedere e saper cosa far provare. Visitare un luogo celebre per la storia ma soprattutto di una grande bellezza artistica o naturale non può non lasciare tracce profonde nell'esperienza di crescita specialmente dei ragazzi delle medie, che sono, forse, allora almeno, meno “incasinati” dei ragazzi delle superiori.

Dal mio punto di vista ogni viaggio in Italia e, perché no, anche in paesi esteri vicini, diventa sempre una esperienza di vivere la bellezza. I ricordi rimangono vivi perché il viaggio, da distinguere nettamente dalla gita della durata di una giornata, è una esperienza molto più coinvolgente ed emotivamente profonda. Si vedono cose nuove ma ci si immerge tutti insieme nelle bellezze artistiche e naturali, in ambienti e contesti anche umani molto diversi e l’esperienza dell’incontro con altri modi di vivere, di comportarsi, di abitare.

Posso dire che nelle scuole in cui ho operato ho viaggiato in tanti anni per tutta l’Italia dalla Valle d’Aosta a Trapani con varie modalità e mezzi di trasporto. 

Vorrei qui richiamare il ricordo di alcuni viaggi che mi sono rimasti dentro non soltanto per le cose che anch'io ho visto (quasi sempre, quando era possibile, partecipavo di persona) ma soprattutto per l’esperienza che ha rappresentato per i ragazzi e che io ho potuto verificare insieme con gli insegnanti.

Ricordo qui il viaggio più impegnativo, in Sicilia con una seconda e una terza media in vagone cuccetta treno. Se ben ricordo era il 1990. Il treno notturno in partenza alla sera da Padova percorreva tutta l’Italia per giungere il primo pomeriggio dell’indomani a Taormina dove con trasbordo in un pullman si poterono visitare molti paesi delle province di Catania e Siracusa.

Ricordo che, quando abbiamo lanciato il progetto, le difficoltà emerse non sono state di carattere economico che abbiamo in parte superato con l’istituzione di una specie di banca di classe dove gli alunni periodicamente depositavano i loro risparmi, debitamente registrati dall’insegnante. Non so se oggi una tale iniziativa sarebbe ancora permessa a causa dell’intensa burocratizzazione di tutti i processi scolastici ma, allora, evidentemente c’era molta più tolleranza.

Invece, le resistenze maggiori sono state di carattere psicologico per le famiglie, al pensiero che i loro figli tredicenni passassero tutta una notte in treno andando ben 1500 km lontano (e poi la mafia?). Ma alla fine anche i genitori e non solo i figli sono stati bravi.

Due i momenti più emozionanti e che ancora ricordo: il tramonto dal teatro greco di Taormina e una nevicata a più di 3000 metri sull’Etna, a fine ottobre, ma con i piedi veramente riscaldati dal calore del terreno sottostante.

Cosa vuol dire per un adolescente di scuola media in un secondo viaggio in Sicilia poter visitare e mettere a confronto la Cappella Palatina del palazzo dei Normanni e i mosaici del duomo di Monreale?  L’incontro con la bellezza non può non lasciare una traccia profonda ed è quello che oggi manca forse alle generazioni più recenti.

Accidentalmente in questo secondo viaggio diventammo anche un po’ celebri perché le nostre due classi furono le ultime visitatrici del Duomo di Noto ultima meta della giornata quando la sera del 13 marzo 1996 alle 21 la cupola del Duomo crollò suscitando una grande eco in tutto il Paese.

Ogni viaggio ha anche qualche momento avventuroso. Con due classi di terza media abbiamo convissuto in albergo a Sorrento con classi di un istituto professionale maschile emiliano. Le nostre alunne devono aver fatto colpo sugli emiliani dal momento che noi, insegnanti accompagnatori, abbiamo dovuto vigilare, quali sentinelle al confine, per gran parte della notte per bloccare non gradite incursioni dal piano di sopra dei ragazzotti nelle camere delle nostre alunne. Beh, diciamo che anche questa è una forma di scambio e gemellaggio tra scuole?

Ho invece costruito anni dopo quello che ancora oggi considero il viaggio perfetto per alunni di prima media (quasi quasi lo brevetto…). Lo abbiamo ripetuto, per diversi anni dedicandovi tre giorni. 

Il primo giorno, dopo una visita alla abbazia di Pomposa lungo la via Romea, si giunge a Ravenna per un incontro con alcuni dei più celebri mosaici bizantini di Ravenna. Si prosegue lungo la Valle del Savio e nel tardo pomeriggio, attraverso il passo dei Mandrioli si raggiunge in Toscana il monastero benedettino di Camaldoli per la cena e il pernottamento di due notti.

La visita e l’incontro con la realtà di uno dei monasteri più importanti d’Italia (proprio qui nel 1943 i cattolici italiani gettarono le fondamenta di passaggi fondamentali della futura Costituzione repubblicana) è l’occasione di una scoperta della realtà del monastero, il quale sempre, come in ogni monastero, offre ospitalità fra le sue mura.

La prova che qualcosa aveva colpito i ragazzi di prima media l’abbiamo avuta la mattina seguente quando, senza che a loro fosse richiesto, spontaneamente hanno partecipato alla messa dei monaci di buon mattino.

Il secondo giorno quindi è dedicato alla visita della foresta del casentino con la salita e la discesa all’eremo di Camaldoli: una bellissima passeggiata in una delle foreste più belle dell’Appennino tosco emiliano.

Nel terzo giorno si prosegue per Arezzo per la visita di una città che ancora conserva nel tratto storico i caratteri di autentica città medievale ma, soprattutto, la visita si conclude con la visita alle “Storie della Vera Croce” di Piero della Francesca conservata nella basilica di San Francesco. Il ritorno, infine, lungo l’autostrada Firenze Bologna.

Questo viaggio sicuramente ha rappresentato un concentrato di esperienze artistiche, storiche, naturali quali è difficile realizzare tutte insieme in un tempo limitato. Ma pure qui il successo e la riuscita didattica dipendono non solo dalla trasmissione delle conoscenze ma dalla possibilità di portare gli alunni a vivere con intensità esperienze; forse quello di cui la scuola è più carente.

Antonio Boscato

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